Storia dell'innesto
L’arte dell’innesto è conosciuta fin dall’antichità: numerose testimonianze attestano l’esistenza di maestri innestini in quasi tutte le epoche storiche.
Dagli agronomi greci ai contadini dell’antica Roma l’innesto è una pratica che è arrivata fino ai giorni nostri quasi immutata: i principi fondamentali erano già noti duemila anni fa.
Con la pratica dell’innesto l’uomo ha propagato i frutti più buoni selezionando le migliori caratteristiche di ogni varietà.
Sperimentando sono state consolidate numerose tecniche di innesto, si sono chiarite le affinità tra i possibili soggetti e le marze, è stata perfezionata la tecnica e la scelta dei materiali usati.
La fillossera
Nella storia l’innesto ha avuto un ruolo chiave alla fine del 1800 quando la fillossera invase tutta l’Europa e l’Asia in seguito all’importazione di barbatelle di vite americana dall’America alla Francia, nel Regno Unito, in Irlanda ed in Germania.
La fillossera è un parassita della vite che si comporta in modo diverso a seconda della varietà di vite che attacca: sulla vite americana si manifesta con galle sulle foglie mentre sulla Vitis vinifera l’attacco principale è sull’apparato radicale e l’infezione risulta silente fino alla morte della pianta dopo circa 5 anni.
Furono necessarie numerose ricerche per capire la biologia di questo insetto, si tentarono varie forme di lotta al parassita ma senza arginare il problema: la viticoltura era a repentaglio.
L’innesto della vite come soluzione
Il problema della fillossera fu superato con la pratica dell’innesto: sfruttando la resistenza dell’apparato radicale di alcune varietà di vite americana era possibile innestare le varietà di vite europea aggirando il parassita che aveva distrutto le vigne di mezza Europa.
Fu necessario studiare quali erano i portinnesti di vite americana più affini alle varietà coltivate in Europa e più adatte ai suoli calcarei tipici della viticoltura nel Mediterraneo e non solo.
Da quel momento la viticoltura è cambiata e le barbatelle impiantate hanno sempre un piede di vite americane su cui è stata innestata in vivaio la varietà europea.
Il sovrainnesto della vite
Il sovrainnesto della vite oggi viene praticato principalmente per cambiare varietà produttiva, per uniformare vecchie vigne con vitigni diversi mescolati sui filari, per andare incontro alle richieste del mercato, per rispettare disciplinari e per reinserire varietà locali apprezzate.
Canzona degl’innestatori
Come curiosità storica riportiamo la “Canzona degl’innestatori”, scritta da Lorenzo de’ Medici nel XV secolo.
Donne, noi siam maestri d’innestare;
in ogni modo lo sappiam ben fare.
Se volete imparar questa nostr’arte,
noi ve la mostreremo a parte a parte,
e’ non bisogna molti studi o carte:
le cose naturali ognun sa fare.
L’arbor che innesti fa’ sia giovinetto,
tenero, lungo, sanza nodi, schietto;
dilicato di buccia, bello e netto,
quando comincia a muovere e gittare.
Segalo poi e fa’ pel mezzo un fesso:
la marza in ordin sia un terzo o presso;
stretto quanto tu pòi ve lo arai messo,
purché la buccia non facci scoppiare.
Così quanto si può dentro si pigne,
con un buon salcio poi si lega e cigne,
e l’una buccia con l’altra si strigne,
così gli umor’ si posson mescolare.
Sanza fender ancor fassi e s’appicca:
con man la buccia gentilmente spicca
senza intaccarla, e poi la marza ficca;
tra buccia e buccia strigni e lascia fare.
Per quando piove molto ben si fascia;
così fasciato, qualche dì si lascia:
chi lo sfasciassi allora e’ non c’è grascia,
che non facessi la marza sdegnare.
Chi vuol buon olio ancor gli ulivi innesti;
e mele e fichi fansi grossi e presti:
veggo che ’l modo intender voi vorresti;
ma voi il sapete, e fateci parlare.
Di questo modo si fa grande stima:
togli un tondo cotal forato in cima,
un ferro da stampare, e spicca prima
la buccia intorno dove l’occhio appare.
Spicco quell’occhio e presto lo conduco,
ov’io ho preparato prima un buco,
che men d’un grosso un po’ la buccia sdruco;
mettivel drento: e’ suol rammarginare.
Convien con diligenzia ivi si metta:
guasta ogni cosa spesso chi fa in fretta;
rïesce meglio chi ’l suo tempo aspetta;
quando ’gli è in succhio e dolce, è miglior fare.
Noi crediamo oramai che voi sappiate
l’innestare a bucciuolo e quel del frate,
che ne fa tutto l’anno verno e state:
puossi ogni pianta, e pèsche anche innestare.
L’arbor, ch’è prima salvatico e strano,
innestandol si fa di mano in mano
più bello e più gentil, né viene invano,
ma vedete be’ frutti che suol fare.
Donne, noi v’invitiamo a innestar tutte,
se non piove e se van le cose asciutte;
e, se volete pèsche od altre frutte,
noi siamo in punto e ve ne possiam dare.